Il linguaggio della montagna – Il bicchiere della staffa – Party time
Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna IL BICCHIERE DELLA STAFFA regia Nanni Garella scene Antonio Fiorentino con si ringrazia per la collaborazione: Il vissuto della sofferenza psichiatrica si versa nei personaggi teatrali e nelle opere come una linfa vitale; problematica, dolorosa, rischiosa, ma pronta a trasformarsi in pura gioia estetica e in realistica rappresentazione della realtà. di Nanni Garella
Associazione Arte e Salute onlus
IL LINGUAGGIO DELLA MONTAGNA
PARTY TIME
Tre atti unici di Harold Pinter
luci Gigi Saccomandi
regista assistente Gabriele Tesauri
Nicola Berti, Giorgia Bolognini, Luca Formica, Pamela Giannasi,
Maria Rosa Iattoni, Iole Mazzetti, Lucia Mazzotta, Fabio Molinari,
Mirco Nanni, Cristina Nuvoli, Moreno Rimondi, Roberto Risi,
Roberto Rizzi, Gabriele Tesauri
Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna
La dimensione della vita quotidiana di milioni di persone emarginate e sofferenti, quella relegata fuori dai circuiti dell’arte e del teatro della società di oggi, è piena di racconti, di sogni, di progetti.
Usarli come materia di studio e portarli sulla scena è il nostro obiettivo.
Confidiamo che la particolarità dell’approccio ai testi e ai personaggi da parte dei nostri attori, che provengono tutti da condizioni di difficoltà e di sofferenza, potrà fornire alla poetica di Pinter una sponda ideale; attraverso le nostre tecniche di improvvisazione, affinate in questi anni di scuola e di rappresentazioni in tutta Italia, la specificità del lavoro di immedesimazione nel personaggio, la semplicità di adesione al testo.
Il nostro metodo di lavoro, applicato a testi, come quelli di Pinter, così vicini alla vita e alla concreta esperienza dei nostri attori, segnerà una crescita ulteriore per la compagnia, impegnata con una drammaturgia e con personaggi realistici: una crescita artistica e tecnica importante.
I testi di Pinter che rappresentiamo sono frutto dell’impegno dell’autore contro le ingiustizie e la repressione nei regimi autoritari. Tra le ultime opere di Pinter prima del premio Nobel, esse sono un violento atto d’accusa di ogni forma di sopraffazione dell’uomo sull’uomo e rappresentano una delle pagine più belle del teatro contemporaneo. Pur nella durezza del linguaggio e nella violenza delle situazioni, si coglie sempre l’amore di Pinter per l’uomo, colto anche nella sua fragilità e nelle sue meschine aberrazioni di servilismo e di acquiescenza nei confronti del potere. La realtà dei rapporti tra carcerieri e detenuti, tra torturatori e vittime, è rappresentata nella sua nudità essenziale, con la incontenibile forza della verità.