I racconti dei cippi

7 luglio 2003

I RACCONTI DEI CIPPI
Uno spettacolo itinerante sui luoghi della resistenza correggese.

Testi di Lorenzo Favella
Regia di Gabriele Tesauri

Ostinatamente 25 aprile. Nella bassa reggiana ci ostiniamo a celebrarlo, quanto meglio si può. Nel pieno del delirio istituzionale: governo e maggioranza stanno scardinando la costituzione frutto di quel 25 aprile di 59 anni fa. In pieno revisionismo: alle nuove generazioni vengono continuamente confuse le informazioni su quel che accadde, sulle motivazioni dei liberatori e dei vinti. La parola d’ordine per quella data sembra essere “ignorare sapendo”, tutto il contrario di “ricordare per capire e cambiare”. Forse siamo fuori dal tempo, forse siamo legati ad una idea di società che non potrà mai essere, anche se vive nella carta costituzionale, almeno lì. E allora chi ce lo fa fare di festeggiare?

Beh noi festeggiamo perché quel 25 aprile, per lo meno quello che è stato nella nostra città, ci è entrato nel cuore : niente di eccezionale, abbiamo parlato coi partigiani, tutto qui. Donne e uomini di settant’anni con sguardi di adolescenti: in mezzo alle loro parole, che potevano risultare retoriche, uscivano squarci di vite dedicate ad una idea. L’idea di un paese nuovo, dove piacerebbe vivere anche a noi. Ci hanno fregato con l’emozione: i nostri padri non ci parlavano di questo paese, ne subivano la deriva. Questi anziani invece ci chiedevano di comunicare quelle loro idee, forse perché le vedevano tradite, anche se non lo avrebbero mai ammesso. E alla fine, quasi come un testamento, si sono fatti promettere che non li avremmo dimenticati.

E allora siamo qua per onorare quella promessa: celebrare le donne e gli uomini che sono stati ammazzati perché volevano un’Italia senza guerra e dove tutti potessero avere le stesse opportunità. Ma non doveva essere la solita celebrazione, dove sempre meno persone e nessun giovane si ritrovavano davanti a politici di routine.

Quindi ci siamo inventati questo modo per celebrarli: andare in bicicletta sui luoghi dove sono morti, ascoltare le loro parole e le canzoni che amavano. In bicicletta, in mezzo alle loro campagne, per un intero pomeriggio: un percorso per ritrovare la memoria, per capire i motivi di quella lotta. I motivi per i quali vale rischiare la propria vita.

Durante la biciclettata facciamo ascoltare quello che passava la radio in quel periodo: discorsi del duce, canzonette spensierate, pubblicità, propaganda. Una sorta di immersione nella preistoria della marmellata mediatica di oggi. Le coincidenze sono tante. Quando sei lì che pedali in mezzo alla campagna che ricomincia a risvegliarsi hai tutto il tempo di pensarci e di celebrare interiormente chi ti ha permesso di essere lì ad avere dei liberi pensieri.

Insomma, abbiamo visto che funziona, forse abbiamo trovato un buon modo di festeggiare quella liberazione fatta o subita dai nostri nonni, comunque fondamentale per le nostre smemorate generazioni. Senza discorsi, senza retorica ma dritti al cuore con quelle parole e quelle musiche che raccontano di paure, speranze, rimorsi di gente comune divenuta speciale senza passare dalla tv.

A dare voce a quelle parole abbiamo chiamato gli attori della compagnia Arte e Salute, donne e uomini sofferenti, seguiti dal dipartimento di Salute Mentale di Bologna. Non lo si è fatto per provocare un sovraccarico di emozioni, ma sono stati scelti perché sono una delle poche compagnie capaci di restituire professionalmente la verità di quei monologhi fatti di cadenze emiliane e puri sentimenti.

Gabriele Tesauri

Sabato 25 aprile 2015
Correggio, Parco della Resistenza


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